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k+a 2021.4 : Architektur für die Wissenschaft | Architecture pour la science | Architettura per la scienza
von Michael LeuenbergerGran parte delle scienze esatte si sviluppa partendo dall’osservazione dei fenomeni naturali. Le ipotesi sul funzionamento del nostro universo vanno analizzate in modo scrupoloso e verificate in condizioni il più possibile affidabili. Un’architettura ideata su misura è pertanto imprescindibile per la pratica scientifica. Ma come si presentano gli edifici dedicati alla scienza? La domanda ha dato spunto a questo numero di Arte+Architettura in Svizzera.
Il percorso che vi invitiamo a seguire in queste pagine è piuttosto insolito e conduce attraverso laboratori, osservatori astronomici, centri per il calcolo ad alte prestazioni e stazioni meteorologiche. L’architettura di questi edifici soddisfa esigenze puntuali e proprio in questo risiede il suo fascino. Se da un lato troviamo strutture rigorose e talora standardizzate che ne garantiscono l’efficienza funzionale, dall’altro incontriamo costruzioni più «amabili», quali l’Istituto di chimica organica di Basilea: un esempio riuscito di cultura di tutti i giorni.
L’architettura degli osservatori – tra i quali il Pavillon Hirsch a Neuchâtel e l’osservatorio astronomico Urania a Zurigo – e le loro infrastrutture variano come il cielo notturno e le sue costellazioni. Eppure il loro scopo è sempre quello di catturare gli eventi cosmici grazie all’impiego di strumenti e misurazioni complesse; in questo numero sono stati affrontati in due modi: da un lato nell’ottica dell’astrofisico, che si esprime in termini scientifici e storici; dall’altro con lo sguardo dell’architetto.
Sarebbero degni di nota anche i laboratori situati nelle viscere delle montagne, che filtrano le radiazioni cosmiche indesiderate, ma la loro tipologia esulerebbe dal contesto di questo numero – abbiamo quindi preferito rimanere in superficie!
Il percorso che vi invitiamo a seguire in queste pagine è piuttosto insolito e conduce attraverso laboratori, osservatori astronomici, centri per il calcolo ad alte prestazioni e stazioni meteorologiche. L’architettura di questi edifici soddisfa esigenze puntuali e proprio in questo risiede il suo fascino. Se da un lato troviamo strutture rigorose e talora standardizzate che ne garantiscono l’efficienza funzionale, dall’altro incontriamo costruzioni più «amabili», quali l’Istituto di chimica organica di Basilea: un esempio riuscito di cultura di tutti i giorni.
L’architettura degli osservatori – tra i quali il Pavillon Hirsch a Neuchâtel e l’osservatorio astronomico Urania a Zurigo – e le loro infrastrutture variano come il cielo notturno e le sue costellazioni. Eppure il loro scopo è sempre quello di catturare gli eventi cosmici grazie all’impiego di strumenti e misurazioni complesse; in questo numero sono stati affrontati in due modi: da un lato nell’ottica dell’astrofisico, che si esprime in termini scientifici e storici; dall’altro con lo sguardo dell’architetto.
Sarebbero degni di nota anche i laboratori situati nelle viscere delle montagne, che filtrano le radiazioni cosmiche indesiderate, ma la loro tipologia esulerebbe dal contesto di questo numero – abbiamo quindi preferito rimanere in superficie!