I fratelli Sacco (zweite Neuauflage) von Alfonso Sacco | Nuova edizione con foto e lettere dei protagonisti | ISBN 9783961038480

I fratelli Sacco (zweite Neuauflage)

Nuova edizione con foto e lettere dei protagonisti

von Alfonso Sacco und Vincenzo Sacco
Mitwirkende
Autor / AutorinAlfonso Sacco
Autor / AutorinVincenzo Sacco
Buchcover I fratelli Sacco (zweite Neuauflage) | Alfonso Sacco | EAN 9783961038480 | ISBN 3-96103-848-1 | ISBN 978-3-96103-848-0

I fratelli Sacco (zweite Neuauflage)

Nuova edizione con foto e lettere dei protagonisti

von Alfonso Sacco und Vincenzo Sacco
Mitwirkende
Autor / AutorinAlfonso Sacco
Autor / AutorinVincenzo Sacco
La mattina del 16 ottobre 1926 dopo nove mesi di ostinata persecuzione io, Vincenzo, Giovanni, Pietro La Porta e Filippo Marzullo fummo catturati nel casolare del contadino Giovanni La Porta in territorio Mizzaro. Ecco come avvenne la cattura:
Con Giovanni avevamo deciso di incontrarci, come di volta in volta accadeva, con nostro fratello Vincenzo per parlare con lui, avere notizie della famiglia e anche vitto e indumenti. Avevamo capito di non essere più padroni degli avvenimenti che si accanivano contro di noi. Vincenzo per vie tortuose, senza informare nessuno, raggiunse la località. Noi, accompagnati da Pietro La Porta e Filippo Marzullo, ci dirigemmo a piedi nel luogo dell’appuntamento. Ci tengo a chiarire che nessuno aveva fatto la spia contro di noi. Capitava, che il nucleo dei carabinieri perlustrava un feudo. Fu un caso che quel giorno ci trovavamo nella stessa località.
La cagnetta del padrone di casa avvistando gli stranieri cominciò ad abbaiare. Il capitano Borromeo si trovava con 200 gendarmi da quelle parti. Il latrato attirò l’attenzione del tenente, che la seguì incuriosito fino alla casetta. Essa era tanto piccola e bassa col muro di dietro quasi a petto d’uomo. Io mi trovavo di sentinella e scorgendo le forze armate, diedi l’allarme. Non persero tempo. In un baleno fummo circondati. Fu aperta una spietata sparatoria contro di noi. Colpirono il tetto e le mura del casolare. Decidemmo di arrenderci. I nostri animi rassegnati erano disposti a sott mettersi alle forze ineluttabili, che ci minacciavano. Mi trovavo ancora dentro e mi sentii ferire all’avambraccio sinistro da un colpo sparato da un carabiniere, che stava sul tetto. Vincenzo, a testa alta, deciso, aprì la porta. Buttammo fuori le armi che non avevamo ancora usato. Credevamo di aver da fare con i signori della legge, i tutori della giustizia. Invece, i protettori dei deboli sparavano a bruciapelo come se avessero davanti cani affetti da rabbia, da cui difendersi per pericolo di esser morsi o contagiati dalla bava infetta. A braccia alzate in alto, gridando:
“Non sparate! Non sparate! Usciamo! Non sparate! Siamo disarmati.” Vincenzo si accinse a lasciare la casa. “Non sparate!!!” Vincenzo, perché più conosciuto (c’erano carabinieri che erano stati fotografati da lui), intrepido, sereno, fiducioso superò la soglia per primo. Ebbe traforato il torace e fu ferito alla testa. Cadde a terra esanime. “Vigliacchi!”